Ti complicherà la vita

CAVEAT EMPTOR, UN TELEFONO CELLULARE NEL 1928? NO, MA NEL 1969 SÌ

C

Allora, la storia è questa:

pare che nei contenuti speciali di un dvd di Chaplin dove si racconta la presentazione ufficiale, a Hollywood, del film il Circo si veda passare una signora con un telefono cellulare. Per giunta intenta in una conversazione.

Vari zoom sulla famosa strada con le stelle di Los Angeles, proprio davanti al Teatro Cinese, sembrano suggerire questa bizzarra ipotesi.

Di che si tratta?

Ovviamente di un viaggiatore anzi, di una viaggiatrice nel tempo (e anche bella in carne) come dice il tizio nel video dal cognome talmente fantascientifico che uno potrebbe pensare che sia una citazione.

Narrativamente affascinante come poche, la storia sta incuriosendo più e più siti e, forse, un giorno non troppo lontano arriverà anche in TV.

Magari una di queste sere ve la ritrovate pure su Voyager (vedi più giù).

Il dibattito per confutare l’ovviamente impossibile viaggio nel tempo è partito

(e ah, grazie, lo sapevamo che non c’erano satelliti ne ricettori nel 1928 quindi, anche ammesso che uno si fosse ritrovato a Los Angeles con un cellulare…)

Il fatto è che mi piace pensare che una cosa del genere potrebbe essere possibile, perché no?

Di soluzioni razionali è pieno il web (e il mondo) ma,

scusate se insisto

non è meglio pensare alla storia della viaggiatrice nel tempo con telefonino davanti al Teatro Cinese nel 1928 che mi sembra molto più affascinante?

Visto che poi magari verrà fuori che è stata un’abile campagna di marketing per promuovere un sito-film-libro perché non sfruttare l’intuizione di partenza per fantasticare un po’?

Comunque

guardatevi il video e giudicate voi stessi se scegliere la strada razionale (che è sempre la più semplice) o l’altra strada, quella della narrazione per intenderci. In ogni caso, la parte interessante arriva verso 2:40>

Voyager presenta: Un cellulare nel 1928: realtà o fantasia?

Emergendo da una nube purpurea in giacca e cravatta:

«Una donna passeggia a Hollywood chiacchierando al telefono, ma chi è? e, soprattutto, con chi starà parlando in questo assolato pomeriggio del 1928? Eminenti scienziati cambogiani hanno ricostruito non senza difficoltà il labiale…»

Dottore in camice bianco. Dietro, lavagna con equazioni e calcoli incomprensibili (perché in cambogiano):

«Sì, abbiamo analizzato [Didascalia: Professore Hohichumiji, Università parapsicologica di Kampjia Chiahinaoh] il labiale della donna del 1928 e i nostri risultati sono inequivocabili: cantava I can’t help falling in love di Elvis. A Elvis. Nel futuro.»

Con ukulele, camicia aperta su petto villoso e collana di fiori hawaiana:

«Dopo la pubblicità la vera storia di Elvis Presley e delle sue canzoni. E poi: l’uomo non è mai stato sulla luna. E, secondo alcuni eminente studiosi Neozelandesi, nemmeno in Cambogia.  Vi mostreremo la doppia vita di Charlie Chaplin: di giorno attore in California, di notte dittatore in Germania..»

Ma torniamo a noi: Ubik

Al di là delle boiate di Voyager mi è venuto in mente che – SCOOP SCOOP SCOOP – un telefono cellulare esisteva veramente già nel 1969. Io l’ho visto qualche anno più tardi ma è lo stesso. Ne parlava uno che viveva veramente nel futuro. Si chiamava Philip K. Dick e il libro era Ubik:

(copio/incollo da pag. 20)

Mio Dio, pensò lui, è davvero bella. Indossava una camicia da lavoro in surrogato di tela e un paio di jeans, con due pesanti stivali incrostati di qualcosa che sembrava vero fango.

Un groviglio di lucidi capelli spinto indietro sulla nuca era annodato con un fazzoletto di seta rossa. Le maniche arrotolate della camicia mostravano braccia robuste e abbronzate. Alla cintura di finto cuoio portava un coltello, un telefono portatile, un pacchetto di razioni d’emergenza e acqua. Sull’avambraccio nudo e scuro spiccava un tatuaggio. CAVEAT EMPTOR, diceva.

Chip si chiese cosa volesse dire.

Sì, avete letto bene, alla cintura di finto cuoio portava proprio un “telefono portatile” e ah, “Caveat Emptor” è un’espressione latina.

Vuol dire “stia attento il compratore”.

Qui l'autore

diego altobelli

Ossessionato dai dualismi anima e corpo, reale e virtuale, ragione e volontà, obladì obladà. Quando non è distratto dalla vita aggiorna questo blog. Ogni tanto scrive sceneggiature e racconti.

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