Ti complicherà la vita

INFILTRATI E OPERAI, SPIE E PRECARI: BREVI DIGRESSIONI SU DUE STORIE DIFFERENTI CHE MI HANNO COLPITO NELLO STESSO PUNTO

I

Ci sono due storie che, in questi ultimi tempi, continuano a tornarmi in mente per intensità e coinvolgimento.

Ci penso e ci ripenso.

La prima è un libro – Amianto –  di Alberto Prunetti, edito da AgenziaX nel 2012.

L’ho scoperto a gennaio grazie a un intenso post di Wu Ming su Giap. Poi ne ho seguito con molto interesse l’evoluzione e le riflessioni.

La storia di Alberto Prunetti inizia così:

Ma che freddo fa (ogni capitolo porta come titolo una canzone di Nada o di Piero Ciampi)

Avrei voluto che questa storia non fosse davvero accaduta.

Attraverso un’operazione narrativa molto coinvolgente l’autore ricostruisce la vita lavorativa di Renato, il padre, ammalato prematuramente e poi ucciso dall’amianto.

Immaginate ora di avere a che fare con una sorta di recherche con il Narratore che però è figlio di un operaio specializzato e che, da adulto, cerca di rimettere ordine nei tasselli dell’esistenza precaria sua e in quella del padre, sempre in viaggio da un complesso industriale all’altro, in giro per l’Italia tra i ’70 e gli ’80.

Immaginario collettivo e individuale si fondono nelle differenti esperienze di due generazioni di padri e figli precari in modi e tempi diversi.

Echi di Vita agra e del Lavoro culturale di Luciano Bianciardi e di tante altre storie che a leggerle oggi fanno solo venire le lacrime agli occhi. Di rabbia.

Ma attenzione però: in quello che Prunetti scrive non c’è nulla di patetico né di emotivo nel senso più becero e consolatorio del termine.

Si ride, si sorride, si prova tristezza, pena, dolore, sgomento, fino a giungere alla conclusione che non c’è proprio niente da ridere come non c’è proprio niente da piangere. C’è solo da essere consapevoli e, se ci si riesce ancora, arrabbiarsi. Ecco tutto.

Ho sottolineato, piegato, evidenziato e scritto tanti punti esclamativi e interrogativi su un sacco di pagine del libro e, dopo, l’ho ordinato di nuovo e di nuovo per regalarlo, perché credo abbia senso leggerlo proprio qui e ora.

Nella prefazione Valerio Evangelisti scrive:

Avete tra le mani un libro terribile e bellissimo.

Ed è proprio così.

***

Il secondo è un film. Si chiama L’Infiltré ed è del 2011

Anche se prodotto e realizzato in Francia è di un regista italiano: Giacomo Battiato. L’ho visto per caso, in una prima serata di Rai 3, sempre a gennaio, pochi giorni prima di leggere Amianto.

Anche qui si raccontano vite precarie e sistemi sociali che annientano prendendosi gioco degli individui con il ricatto morale e la promessa di un futuro migliore.

L’infiltrato è un giovane palestinese che appartiene a un gruppo terrorista gestito dallo psicotico Abu Nidal che viene avvicinato, sedotto e poi abbandonato dai servizi segreti francesi.

Spionaggio e controspionaggio anni ’80, manipolazione, complotti e teoria dei giochi contro uno studente palestinese inconsapevole di essere solo una delle tante pedine sacrificabili.

Chissà se anche a Prunetti è piaciuto…

L'infiltre Giacomo Battiato

Qui l'autore

diego altobelli

Ossessionato dai dualismi anima e corpo, reale e virtuale, ragione e volontà, obladì obladà. Quando non è distratto dalla vita aggiorna questo blog. Ogni tanto scrive sceneggiature e racconti.

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